24 marzo1944: l’eccidio delle Fosse Ardeatine

Nel 70° anniversario della strage, il ricordo delle vittime e dei nove martiri sardi.

Domenica Chighine
24/03/2014
Tradizioni
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Sono passati settanta anni da quando, il 24 marzo 1944, nelle cave di via Ardeatina alle porte di Roma, i nazisti uccisero barbaramente 335 uomini. Il giorno precedente, il 23 marzo, i partigiani comunisti appartenenti ai Gruppi di Azione Patriotica fecero esplodere una bomba nella strada di via Rasella, mentre veniva attraversata dai soldati altoatesini del III battaglione del reggimento “Bozen”. A causa dell’esplosione e nelle ore successive morirono 33 soldati e numerosi furono i feriti. La risposta delle autorità militari tedesche fu immediata ed atroce. L’azione partigiana fu il pretesto per attuare una feroce rappresaglia che culminò con il massacro delle Fosse Ardeatine. Si trattava di civili rastrellati a caso nelle vie adiacenti all’attentato, di ebrei, di detenuti comuni, di condannati a morte o in attesa di giudizio, prelevati per lo più dal carcere di via Tasso e dal terzo braccio tedesco di Regina Coeli; uomini innocenti, estranei ai fatti di via Rasella.

Tra i 335 martiri vi erano anche nove giovani sardi, le cui vicende biografiche sono state ricostruite dallo studioso e docente dell’Università di Sassari, Martino Contu. Cinque di questi erano civili: Gavino De Lunas, impiegato delle Poste e cantautore, Salvatore Canalis, docente di lettere, Giuseppe Medas, avvocato, Sisinnio Mocci, operaio e “Antonio” Ignazio Piras, contadino. Mentre i restanti quattro erano militari: Pasqualino Cocco, sergente pilota della Regia Aeronautica, Agostino Napoleone, sottotenente di vascello della Regia Marina, Candido Manca e Gerardo Sergi, brigadieri dei Regi Carabinieri.

Gavino De Lunas nacque nel 1895 a Padria, fu uno dei maggiori rappresentanti del canto sardo a chitarra durante la prima metà del Novecento. Grande compositore e poeta, dotato di una voce melodiosa, raggiunse l’apice del successo soprattutto negli anni Trenta grazie alla diffusione in tutta l’Italia dei suoi dischi. La sua fama come cantante coincise anche con il trasferimento dalle poste di Cagliari, dove lavorava, a quelle dell’Aquila, in seguito al suo rifiuto di tesseramento al PNF. Nel corso degli anni subì altri trasferimenti fino ad approdare alle Poste Centrali di Roma. Nella capitale, dopo l’8 settembre 1943, collaborò clandestinamente con la resistenza romana, nonostante fosse inquadrato nel Battaglione Volontari di Sardegna “Giovanni Maria Angioj”, formazione etnica della Repubblica Sociale Italiana. Il 26 febbraio 1944 fu arrestato dalle SS e fu detenuto nel carcere di via Tasso.

Rifiutò, invece, di aderire alla Repubblica di Salò l’insegnante Salvatore Canalis di Tula, classe 1908. Sposato con una giovane belga, Canalis era un docente amato e rispettato dagli allievi della Scuola Militare di Roma. Dopo la firma dell’armistizio e l’occupazione militare della capitale, si mise in contatto con i partigiani del Partito d’azione; in seguito al suo rifiuto di schierarsi con i fascisti fu arrestato il 14 marzo 1944 dagli uomini della famosa Banda Koch, i quali dopo averlo torturato....http://www.meilogunotizie.net/notizie/attualita/956/24-marzo1944-leccidio-delle-fosse-ardeatine

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