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Appello dei docenti: no al concorso truffa

"Ecco tutti i limiti del governo Renzi: altro che stabilizzazione"

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Gentilissima redazione,
a scrivere è un gruppo di migliaia di docenti qualificati, plurititolati.
Il nostro intento è segnalare all'attenzione pubblica del Paese il "Concorso docenti 2016", a nostro avviso caratterizzato da una serie di aspetti poco chiari e non legittimi. Questo concorso, fortemente voluto dal governo Renzi e dal suo ministro Giannini, paga la fretta e la superficialità della sua progettazione. Pur offrendo 63.712 posti di lavoro, non realizzerà alcuna stabilizzazione del precariato tanto paventata dal governo, in quanto soltanto una bassissima percentuale di abilitati precari sarà stabilizzata e resteranno sempre difficoltà, ad inizio anno scolastico, a reperire insegnanti per le supplenze. Migliaia di docenti qualificati, plurititolati e con anni di insegnamento alle spalle, vittime incolpevoli di un sistema vergognoso, perderanno inoltre la possibilità di essere stabilizzati e di proseguire nel circuito delle supplenze per aver superato i 36 mesi di contratto a tempo determinato.

Pur avendo tardato la pubblicazione del suddetto bando, non rispettando l'art.1 comma 114 della legge 107 del 13 Luglio 2015, perché tanto fretta di avviare questo concorso? La risposta conduce al 17 maggio 2016, quando la Corte Costituzionale sarà chiamata a dare il proprio responso sul contenuto della sentenza della Corte di Giustizia Europea del Lussemburgo, detta anche Sentenza Mascolo, del 26 novembre 2014, sull’abuso dei contratti a termine. L’udienza fu fissata per il 23 giugno 2015 e dopo il rinvio tanti precari sono rimasti in attesa. Il governo, per evitare una sanzione europea, è stato costretto ad assumere il personale presente nelle GAE secondo le direttive della suddetta Sentenza Mascolo con un piano di assunzioni straordinario e, successivamente, ha indetto un concorso senza aver chiaro cosa realmente servisse alla scuola italiana. La Legge 107/2015 ha stravolto il mondo della scuola, inserendola in un ottica imprenditoriale ben lontana da qualsiasi idea di didattica di cui i nostri rappresentanti al governo si fanno portavoce.

La Legge, infatti, è stata contestata con uno sciopero a Roma il 5 maggio 2015 dove erano presenti circa il 70% del personale scolastico ed oltre 100.000 persone in piazza. Quale fu il risultato dello sciopero? Vi ricordiamo che l’articolo 40 della Costituzione italiana disciplina il diritto di sciopero, stabilendo che esso «si esercita nell’ambito delle leggi che lo regolano». Inoltre con la legge n. 146 del 12 giugno 1990 si sono stabilite norme sull’esercizio del diritto di sciopero nei servizi pubblici essenziali – che possono essere considerati, ai sensi dell’articolo 1, comma 1, «quelli volti a garantire il godimento dei diritti della persona, costituzionalmente tutelati, alla vita, alla salute, alla libertà ed alla sicurezza, alla libertà di circolazione, all’assistenza e previdenza sociale, all’istruzione ed alla libertà di comunicazione» Tutto inutile! Il Governo non ascolta il mondo della scuola che, unito, è sceso in piazza e, piuttosto che progettare un nuovo piano di assunzioni, il Governo emana una legge che blocca la possibilità di reiterare nella scuola i contratti a tempo determinato oltre i 36 mesi come riportato al comma 131 della L.107/2015. Noi insegnanti precari da anni siamo usati, maltrattati, truffati ed infine scaricati. Il Governo ci chiede di partecipare ad un concorso dai mille lati oscuri. Il concorso, infatti, è riservato ai soli abilitati, ma hanno prodotto domanda con riserva centinaia di migliaia di non abilitati e docenti già di ruolo avviando ricorso nelle sedi dovute.

Un altro paradosso è rappresentato dalle commissioni esaminatrici che risultano insufficienti rispetto alle esigenze. Il Governo ha ipotizzando di impegnare i colleghi pensionati ed il personale ATA, ha modificato i requisiti di accesso alle commissioni giudicatrici, ha innalzato il compenso dei commissari, pur di riuscire nell'intento. Infine, ultima della serie, gli Uffici scolastici regionali rettificano gli elenchi delle sedi per lo svolgimento delle prove scritte per un "errore tecnico" in quanto noi precari abbiamo gridato alla scandalo per la suddivisone per fasce d'età, lesiva del diritto di anonimato delle prove. Questo concorso, infine, costerà a tutti noi Italiani non meno di 300 MILIONI di EURO. Un concorso dove si bandiscono meno di 65.000 posti a fronte di circa 200.000 insegnanti precari che già insegnano da settembre su posti vacanti a dimostrazione del fatto che la possibilità per essere assunti esiste e fin da subito. Le scuole fanno fatica a trovare docenti per tutte le discipline, ma al MIUR addirittura negano l'evidenza.

I vincitori di questo concorso pagheranno gli effetti della legge 107/2015 e per chi resta, nelle migliore delle ipotesi, dovrà aspettare il prossimo concorso del 2019 con un posto a contratto di formazione triennale. 
In conclusione vogliamo dire: NO AL CONCORSO!
 

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