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La Sardegna la prima Regione ad applicare la riforma Renzi sulle province

La proposta di legge del Consigliere Efisio Arbau

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Quando il sistema non riesce ad autoriformarsi, il cambiamento può arrivare solo dalla base. In materia di riordino generale delle autonomie locali questo è accaduto. Con i referendum abrogativi e consultivi del 6 maggio 2012 i cittadini della Sardegna hanno deciso che questo riordino non è più procrastinabile. In particolare per quanto attiene al superamento dei troppi livelli di governo locale che, di fatto, rendono oltremodo dispendiosa e poco efficace la gestione della cosa pubblica. Non è un problema di Province e della sola classe politica che amministra gli enti intermedi. Sarebbe troppo semplice individuare nei soli enti intermedi le responsabilità in ordine ad una spesa lenta, poco efficace e persino dannosa per la nostra comunità. La Regione è il centro di questo sistema che non funziona.

Per questo stamane ho depositato una proposta di codice delle autonomie locali della Sardegna che metterebbe la nostra comunità nella posizione di essere la prima Regione che applica la “riforma Renzi” sulle Province. La riforma degli enti locali e della stessa Regione, prevede la costituzione di un sistema di governo locale fondato su una Regione che fa le leggi ed i Comuni e le proprie associazioni che amministrano le risorse in prossimità del cittadino.

Con questa riforma si individua, pertanto, un soggetto intermedio, di livello circoscrizionale, denominato Provincia - Comunità territoriale (in attesa che si compia il percorso di riforma costituzionale per  superare anche la denominazione Provincia), che coordina l’attività dei Comuni attraverso una semplice conferenza dei sindaci appartenenti alla circoscrizione. Un soggetto che utilizzi le professionalità delle Province, senza costi aggiuntivi per la propria comunità, ma necessario per individuare le modalità con le quali attuare le politiche di indirizzo elaborate dalla Regione.

La gestione dei servizi deve essere lasciata ai Comuni, i quali devono gestirli in forma associata, ma secondo il principio volontaristico che ne renda efficace e snella l'esplicazione. L'idea della camicia di forza degli ambiti ottimali delimitati dalla Regione è superata. Le Unioni dei Comuni devono nascere e morire su interessi delle comunità e non vivere per la propria classe politica. Stesso discorso per le Comunità montane, utili solo nei  territori che usufruiscono dei fondi della montagna e su specifici servizi gestiti in forma associata.

La vera riforma è, tuttavia, nell’attuazione del federalismo interno e nella soppressione di tutti gli altri enti ed agenzie gestite dalla politica, con la sburocratizzazione della Regione e la devoluzione delle risorse ai territori. A mero titolo di esempio le agenzie agricole devono essere poste a disposizione degli enti locali al fine di consentire al personale preparato e motivato di costruire nei territori la sfida della nuova agricoltura seguendo le direttive regionali (Agenzie) ma secondo un approccio locale concreto ed effettivo (Conferenza Sindaci).

Con questo spirito e con l'intendimento di dare corso al responso referendario, la presente proposta di legge serve per dare una possibile, necessaria ed efficace soluzione alla questione del riordino delle autonomie locali coordinata e rafforzativa dal disegno Statale di riordino degli enti locali.

Con l’approvazione della legge già nel mese di giugno i commissari delle province nominati da Cappellacci sarebbero sostituiti dalla democrazia della conferenza dei sindaci eletta secondo le regole della riforma Renzi. Per la Sardegna sarebbe un segnale importante: mettere a lavorare un pezzo importante di classe dirigente che da due anni non ha più una missione di governo precisa.

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