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Dopo Burcei e Monastir: 20 milioni di euro per i sardi che emigrano e per i migranti che arrivano

Dal lavoro nelle campagne riparte l’economia dell’Isola e aumenta la coesione sociale.

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Dopo Burcei e Monastir: 20 milioni di euro per i sardi che emigrano e per i migranti che arrivano. Ecco la proposta alla Giunta Pigliaru elaborata dal coordinamento della Base. 

 

Destinazione agricola: misure a sostegno delle aziende agropastorali e dei migranti sardi e stranieri.

 

Migranti che arrivano, sardi che emigrano: dal lavoro nelle campagne riparte l’economia dell’Isola e aumenta la coesione sociale.

 

E’ crescente il numero dei sardi che lasciano l’Isola per la mancanza di opportunità di lavoro: secondo i dati pubblicati dall’Unione sarda lo scorso settembre in cinque anni oltre 6600 sardi se ne sono andati in cerca di miglior fortuna.

 

Sono, viceversa, circa ottomila a oggi da ottobre 2015 gli sbarchi di migranti in Sardegna e seimila coloro che attualmente sono ospitati nell’isola. Si tratta di sbarchi diretti sulle coste in minima parte mentre la gran parte è rappresentato dalla prima accoglienza su invio da parte dello Stato.

Il fenomeno degli sbarchi ha generato e genera notevoli difficoltà per la complessa macchina organizzativa. I risultati sono:

1)    Diffidenza da parte dei cittadini verso lo straniero, preoccupazione per situazione igienico sanitaria, episodi di criminalità per ora localizzati (assalto a Burcei a un centro di accoglienza; attentato all’ex caserma di Polizia Penitenziaria di Monastir a ottobre 2016);

2)    Ritardo di sei - otto mesi da parte delle prefetture/ministero dell’Interno per il pagamento della quota migrante (35 euro al girono per adulto, 80 per minore) a favore delle strutture private che gestiscono la prima accoglienza;

3)    assenza di un sistema informatico unico che prenda il carico il migrante e tutte le informazioni che lo riguardano sin dal primo sbarco;

4)    inoperosità dei migranti, talvolta anche contro la loro volontà, per i quali manca del tutto una fase due (lavoro, istruzione etc) dopo la prima accoglienza, col risultato di una diffidenza crescente nei loro confronti, anche a causa del fatto che ogni anno migliaia di sardi lasciano l’Isola per mancanza di lavoro.

Nel frattempo, cresce nell’opinione pubblica anche il consenso nelle città verso uno stile di vita sostenibile come quello praticato nelle zone interne della Sardegna, a vocazione agropastorale

La proposta: istituzione nel bilancio della Regione di un fondo straordinario sperimentale per l’occupazione nelle aziende agropastorali della Sardegna rivolto ai cittadini sardi e ai migranti. Per circa duemila nuovi occupati.

Stanziamento: venti milioni di euro/anno (programma triennale) a valere sull’assessorato agli Enti locali, che lo trasferirà ai Comuni, unici soggetti capaci di fare una istruttoria veloce, senza burocrazia e controllata socialmente dai cittadini.

Modalità: a sportello attraverso il Comune dove ha sede legale l’azienda agropastorale, con un massimo di diecimila euro a lavoratore e un massimo di tre lavoratori per azienda; il contributo straordinario è a fondo perduto e si cumula con altre misure di sostegno al settore.

 

Obblighi per l’azienda che assume: garanzia del posto di lavoro (nel rispetto del contatto collettivo nazionale di categoria) per almeno due anni e verifica ispettiva da parte della Regione, attraverso l’assessorato del Lavoro.


Finalità: rafforzare l’economia delle zone interne e la coesione sociale, potenziamento di un settore trainante dell’economia sarda.

 

Il coordinamento nazionale della Base - Sardegna vera

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