Renzi a Cagliari

Il sindaco di Firenze chiede ai suoi sentimento collettivo e impegno in prima persona.

Fredi Mereu
09/02/2014
Politica
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Collegialità e senso di appartenenza ad una comunità, ma anche responsabilità individuale nel mettersi in gioco in prima persona per ottenere cose concrete. E’ questo, in estrema sintesi, il messaggio che il segretario nazionale del Pd Matteo Renzi ha voluto lanciare questo pomeriggio dalla Fiera di Cagliari agli elettori del suo partito. Il “rottamatore” è stato protagonista di un intervento di circa trenta minuti a sostegno della campagna elettorale di Francesco Pigliaru, candidato presidente del centrosinistra alle elezioni regionali del prossimo 16 febbraio. I due sono arrivati sul palco preceduti dalle note di alcune canzoni dei Beach Boys (tra cui un’allusiva “Good Vibrations”), e sono stati presentati alla platea dal senatore e segretario regionale del Pd Silvio Lai. Renzi ha pienamente sposato la tesi, esposta pochi minuti prima da Pigliaru, secondo cui la scuola deve essere il primo settore da cui ripartire per uscire dalla crisi. E questo sia a livello educativo e formativo (“saremo un Paese civile quando si troverà lavoro perché si conosce qualcosa e non qualcuno”), sia sul piano edilizio. Mettere in sicurezza gli edifici scolastici, secondo il leader del Pd, è una priorità regionale e nazionale da attuare anche a costo di sforare dai patti di stabilità. “Dobbiamo andare in Europa – afferma il sindaco di Firenze – sapendo di dover mettere a posto i nostri bilanci” ma anche sostenendo con fermezza che “la stabilità dei burocrati di Bruxelles non vale la stabilità dei tetti delle scuole dei nostri figli”. Altra emergenza per la Sardegna è il lavoro, tema sul quale Renzi ha attaccato ironicamente l’attuale Governatore Ugo Cappellacci: “ha detto che mi rullerà come ha già rullato Veltroni, ma finora ha rullato voi sardi, perché aveva promesso 100mila posti di lavoro, ed effettivamente ci è andato vicino, perché la cifra è 80mila, ma in meno! ”. Occupazione diminuita anche nel settore turistico, sottolinea il segretario, perché oggi “venire nell’Isola costa di più rispetto ad altre zone europee concorrenti”. Attualmente, secondo Renzi, “la Sardegna è come un’auto in sosta con le quattro frecce inserite”. Sta agli elettori decidere che, con Pigliaru presidente, questa terra “possa togliere le quattro frecce e ripartire”. Ma perché Pigliaru possa vincere le elezioni, sottolinea Renzi, è necessario che il popolo isolano del Pd lo sostenga “ri-innamorandosi della politica”, e smettendola “con la rassegnazione e con l’idea che le colpe siano sempre degli altri”. Al contrario, è necessario “mettersi in gioco in prima persona, coinvolgendo le persone casa per casa, facendo uno sforzo di civiltà nell’andare a chiedere il voto anche a chi finora votava centrodestra”. Perché “in un Paese civile – prosegue Renzi riferendosi alle sue recenti aperture al dialogo nei confronti di Berlusconi – le regole del gioco si scrivono insieme”. E a proposito di dialogo, insiste il segretario, “è sicuramente bello comunicare via mail, Facebook o Twitter”, ma è ancora più bello “parlare con le persone guardandole negli occhi”. E questo, afferma il “rottamatore” strizzando l’occhio al suo pubblico, è ancora più vero “per voi Sardi, che avete dei valori umani e culturali ancor più profondi del vostro fantastico mare”. Ma Renzi insiste soprattutto sulla sua visione comunitaria di un Pd in cui “è vero che ci sono ancora molti limiti e spesso si  litiga troppo”, ma che proprio per questo dimostra di non essere espressione “solo di un leader che decide da solo”. Anzi, secondo il primo cittadino fiorentino (che ha voluto salutare anche il suo compagno di partito e sindaco di Cagliari Massimo Zedda) l’anima del partito è costituita “dalle tante persone intelligenti come Francesca Barracciu, capaci anche di fare un passo indietro per il bene comune”. La Barracciu era stata indicata inizialmente attraverso le primarie come candidata alla presidenza della Regione, ma in seguito al suo coinvolgimento nell’inchiesta sull’uso improprio dei finanziamenti pubblici ai gruppi consiliari era stata poi sostituita da Pigliaru (pare anche dietro pressioni dello stesso Renzi). Nel corso del suo monologo il leader del Pd ha anche evidenziato come il suo partito sia, a suo parere, l’unica “vera sinistra che è anche concretezza”, in contrapposizione non solo “ad una destra che ci ha già fatto vedere cosa non sa fare”, ma anche “ad una sinistra come quella di Michela Murgia, in cui c’è solo idealità”. La candidata presidente della coalizione Sardegna Possibile, afferma Renzi, “è una scrittrice che amo e che avrà ancora più tempo per scrivere perché non vincerà”. “E siccome la Murgia non ha alcuna possibilità di vittoria – prosegue il segretario – un voto dato a lei è in definitiva un voto regalato alla destra”. E soprattutto “votare per la Murgia mette a posto  la coscienza – è l’ammonimento – ma votare per Pigliaru mette a posto la Sardegna”. Il “rottamatore” ha chiuso il suo intervento rimarcando ancora una volta che il futuro degli elettori sardi del Pd “non dipende da un signore venuto da fuori a dire cose strane”, ma dipende da loro stessi. Dopo un augurio di in bocca al lupo a Cagliari e alla Sardegna, Renzi ha abbandonato il palco e si è unito ai suoi sostenitori, mentre dagli altoparlanti risuonava una non casuale “Don’t stop me now” dei Queen.

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