"Piazza del Carmine non è bastata. Abbiamo provato a maggio scorso a fare Ethnika a due passi da via Roma, ma immediatamente è apparsa subito come una forzatura logistica, un'innaturale delocalizzazione. In più ci si è messa una pioggia fantozziana, come se non bastassero i limiti di piazza del Carmine. Per il prossimo anno chiediamo al Comune di Cagliari di poter tornare sul luogo della nascita, il parco di Monteclaro".
Parla Mimmia Fresu, l'operatore sociale che ha inventato dal nulla la rassegna di culture e musiche dei migranti e di chi, migrando migrando, è diventato cittadino della Sardegna. Oltre cento Paesi rappresentati, quasi tutti con uno stand e una testimonianza culturale della regione di provenienza. Una kermesse che mette insieme oltre 120 associaizoni e una rappresentazione folkloristica da 20 gruppi artistici che si alternano sul palco. Numeri che fanno impressione: a ogni edizione sono più di ventimila i cagliaritani che si sono riversati a Monteclaro per un pomeriggio dentro le culture del mondo.
Chiude Fresu: "Siamo consapevoli dell'importanza di questa iniziativa e ancora di più in questi mesi in cui sospettare dell'altro, diffidare, demonizzare e divaricare le differenze è diventato una tremenda consuetudine. Una scorciatoia del pensiero che porta dritta a fomentare le divisioni. Vorremmo che la sardegna, partendo proprio dal ruolo fondamentale di Cagliari città metropolitana, confermasse la sua vocazione all'accoglienza. Ethnika racchiude proprio il significato vero dell'integrazione".