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La Bohème commuove ancora

Successo per la prima del capolavoro pucciniano al Teatro Lirico di Cagliari

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Assistere ad una rappresentazione di Bohème è sempre un’esperienza straordinaria ed emozionante. Una musica coinvolgente, toccante, suggestiva ed avvolgente, una maestria, quella pucciniana, che inchioda lo spettatore alle poltroncine del teatro e lo lascia senza respiro.

Viene naturale domandarsi perché l’Unesco non abbia ancora decretato il melodramma italiano quale patrimonio immateriale dell’umanità.

Forse perché nessuno ci ha pensato?

Adesso però arriva la proposta del nuovo sovrintendente della Fondazione del Teatro Lirico di Cagliari Claudio Orazi che, da manager esperto e sensibile, tra le prime idee per rilanciare il teatro cagliaritano, ha chiesto, dalla Sardegna, presentando la sua prima stagione lirica con la collaborazione del direttore artistico Mauro Meli, un riconoscimento duraturo e universale per un’arte sublime che da tutto il mondo viene riconosciuta come una delle straordinarie invenzione del genio italiano, quasi come la pasta e la pizza.

L’accostamento alla pasta e alla pizza non è casuale, vuol essere un monito per coloro i quali pensano ancora che “con la cultura non si mangia”.

Invece la cultura è un volano straordinario e l’opera lirica muove l’indotto di tantissimi settori strategici del nostro Paese.

La Bohème, proposta come secondo titolo del cartellone, ha debuttato venerdì 29 a Cagliari (e proseguirà fino a domenica 8 maggio) in un allestimento del Teatro Regio di Parma con la regia del romano Ugo Tessitore, già noto al pubblico cagliaritano soprattutto per aver curato, in qualità di regista collaboratore, tutte le messinscene di Luca Ronconi (The Turn of the Screw 1998, Capriccio 2003, Alfonso und Estrella 2004) col quale ha lavorato da sempre, le scene di Nica Magnani, i costumi di Marco Nateri, e le luci di Marco Giusti.

E' stato Lorenzo Arruga, in un affollata conferenza evento, a presentare  l’opera pucciniana in quattro quadri, scritta su testi di Luigi Illica e Giuseppe Giacosa tratti dal romanzo Scènes de la vie de Bohème di Henri Murger.

L’Orchestra, il Coro del Teatro Lirico di Cagliari e il Coro di voci bianche del Conservatorio Statale di Musica “Giovanni Pierluigi da Palestrina” di Cagliari erano diretti dal giovane maestro concertatore e direttore Michelangelo Mazza,  supportato dal maestro del coro Gaetano Mastroiaco e dal maestro del coro voci bianche Enrico Di Maira.

Il primo cast ha visto protagonisti giovani artisti di ottimo livello che non hanno tradito le aspettative del pubblico il quale ha gradito lo spettacolo e tributato lunghi applausi agli interpreti, con una leggera preferenza per Musetta.

La coppia protagonista era composta da Valentina Boi, una braqvissima Mimì di origine sarda, mentre Matteo Lippi era Rodolfo.

L’altra coppia di innamorati, Marcello e Musetta, ha visto sulla scena Vincenzo Taormina e Lavinia Bini.

Andrzej Filończyk e Krzysztof Baczyk hanno impersonato Schaunard e Colline, gli altri due personaggi del quartetto squattrinato di artisti ospiti, come affittuari di Benoît impersonato da Stefano Rinaldi Miliani, nella più celebre, e fredda, soffitta parigina della storia della musica.

In scena anche Francesco Leone (Alcindoro), Enrico Zara (Parpignol), Oscar Piras (Un venditore), Alessandro Frabotta (Sergente dei doganieri), Francesco Leone (Un doganiere).

La messinscena cagliaritana ha colto il meraviglioso equilibrio fra naturalismo, verismo e decadentismo che fa de La Bohème un capolavoro assoluto della produzione pucciniana.

Un capolavoro che dal 1896 non cessa di far piangere il pubblico e di commuovere anche i cuori più severi e apparentemente più distaccati e freddi. 

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