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Disturbamenti tour, un sabato di ordinaria follia

Nuovo successo di pubblico per la replica della pièce diretta da Laura Fortuna

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Si è tenuta lo scorso sabato 3 dicembre l’ultima replica di “Disturbamenti Tour”, spettacolo teatrale con la regia di Laura Fortuna. Replica fuori programma di una pièce – organizzata dall’associazione culturale “Le Officine” in collaborazione con la Fondazione di ricerca “Giuseppe Siotto” – che ha fatto registrare un ampio consenso di pubblico.

La cornice è quella suggestiva di Palazzo Siotto, edificio ottocentesco di Castello tra i cui stretti corridoi la narrazione si dipana e ingarbuglia allo stesso tempo. La storia - o meglio, le storie - è quella di sei bizzarri personaggi che hanno smarrito la ragione. Sei figure disturbate e disturbanti che ogni giorno rivivono nel ricordo i traumi insuperabili delle proprie vite.

Il passaggi da un episodio all’altro - e da una sala all’altra del palazzo - è segnalato al pubblico da un trillo che scandisce la narrazione come i rintocchi delle campane nel “Canto di Natale” di Charles Dickens.

Ed è proprio al celebre romanziere britannico che la regista sembra richiamarsi in uno dei sei racconti, quello che ha come protagonista Gaetano Rinaldi (Marco Lodde). Un uomo malinconico che – in un inquietante scenario buzzatiano – vede i propri giorni “persi” imballati e scaraventati in una discarica da una misteriosa figura maschile. Ne rivorrebbe indietro almeno alcuni, Gaetano, e implora il suo interlocutore come Ebenezer Scrooge con il fantasma dei Natali passati: la risposta, anche in questo caso, è il silenzio.

Il tempo torna al centro dell’attenzione nella storia di Aldo Ravasi (Marco Sitzia). Un personaggio arreso che racconta la triste vicenda di un uomo – un amico? Un parente? – morto di cancro dopo quarant’anni di impiego in una fabbrica di orologi. Il tempo che consuma e uccide. La fabbrica che si fa fabbrica di morte, tematica drammaticamente attuale in una regione come la Sardegna.

C’è poi chi il tempo lo manipola, nella memoria e non solo: Egidio Potecorvo (Emanuele Masillo) trascorre le sue giornate tagliuzzando vecchie foto incollate su un album di ricordi. La lucida follia con cui Egidio racconta dei suoi anni da studente ricorda molto da vicino i macabri “Racconti del Terrore” di Edgar Allan Poe.

Così come la storia di Marta Corsini (Maria Antonietta Passavanti) che, esasperata dal russare del marito, lo uccide nel sonno con un colpo di scure riassaporando il gusto della libertà. La monotonia del quotidiano che consuma poco a poco la mente come la goccia scava la pietra.

A collegare come un filo invisibile i sei racconti è il tema della morte. Una morte che pare assumere le sembianze del personaggio di Ersilia Martini (Enrica Tuveri). Elegantissima nel suo tailleur nero anni Venti, ogni notte Ersilia s’insinua con passo felpato nelle abitazioni per sottrarre non gioielli né denaro ma giorni di vita. Forse una rivisitazione dell’allegoria della signora con la falce, silenziosa e ammaliante, implacabile nel suo monotono ritorno.

Letterario in tutti i sensi è l’altro protagonista femminile, Ofelia Monteverdi (Rita Sulis), nome shakespeariano e sagoma da personaggio di Agatha Christie. Rintanata in casa a scrivere il capolavoro della sua vita, Ofelia attende invano un'ispirazione che tarda a manifestarsi mentre solitudine, silenzio e vuoto offuscano lentamente ma inesorabilmente la sua lucidità mentale.

Sei personaggi in cerca di sé stessi, più che d’autore. Sei protagonisti di uno spettacolo che scuote l’intimità dello spettatore consegnandogli una riflessione amara sulla condizione umana. Una condizione in cui il confine tra pazzia e sanità mentale appare estremamente labile, come la stessa Laura Fortuna ricorda: “La follia è una possibilità umana che ciascuno di noi contiene”, dice la regista salutando nell’androne di Palazzo Siotto i tanti spettatori ancora scossi dalle sue storie di ordinaria follia.

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