Giovedì 1° dicembre, ore 21: il Piccolo Auditorium di Cagliari è gremito da un pubblico in trepida attesa del concerto “Taranta d’amore” con Ambrogio Sparagna e Peppe Servillo. I due famosi musicisti si accingono a esibirsi con il supporto dell’Orchestra del Parco della Musica di Roma. Quasi tutto esaurito.
Le luci si abbassano gradualmente sul piccolo palco che ospita un paio di sedie, qualche elemento scenografico e una batteria in penombra. Il primo a varcare la scena, accompagnato dall’inconfondibile sottofondo delle launeddas, è Orlando Mascia. Segue il quintetto di Actores Alidos (Valeria Pilia, Elisa Marongiu,Valeria Parisi, Manuela Ragusa,Roberta Locci) che apre la serata con un assaggio del suo spettacolo “Galanias”.
Vestite in abiti della tradizione sarda, le giovani cantanti si presentano al pubblico intonando subito il loro primo canto. Un’incantevole sinergia di voci che da cinque sembrano farsi una sola, capace di accompagnare gli spettatori in un viaggio verso antiche feste popolari e scene di vita di un quotidiano ormai lontano dalle coscienze. Retaggio degli spettatori più anziani che, nel buio della platea, sorridono al ricordo delle loro nonne e madri, interpreti a suo tempo di quelle stesse note, patrimonio di un’infanzia indelebile.
Orlando Mascia, maestro nel rendere l’atmosfera ancor più suggestiva, dà prova delle sue multiformi abilità suonando vari strumenti musicali oltre le già citate launeddas : sa trunfa, su sulitu e l’organetto diatonico. Un’ouverture divertente ed emozionante che si conclude con un lungo e meritato applauso da parte di un Auditorium ormai caldo.
Arriva così il momento di accogliere Ambrogio Sparagna e la sua Orchestra, composta da Clara Graziano (voce, organetto, danza), Valentina Ferraiuolo (voce, tamburelli), Cristiano Califano (chitarre), Raffaello Simeoni (voce, fiati popolari), Diego Micheli (contrabbasso) e Ottavio Saviano (batteria). Il gruppo si presenta al pubblico nella maniera più efficace: suonando e cantando. Una melodia allegra e incalzante, e un testo col quale “si chiede il permesso alla platea di fare musica”, come spiega Sparagna nell’introdurre la storia del musicista Rucano, protagonista della seconda canzone.
Vissuto in un tempo in cui per suonare occorreva il benestare della gente, Rucano si ritrova in una città infelice e grigia nella quale nessuno sembra interessarsi a lui. Chiedendosi come possa porre rimedio alla situazione, inizia a suonare con forza inaudita fino ad attirare l’attenzione di tutti, portando i suoi ascoltatori a conoscere la magia e la potenza di una musica in grado di dissipare ogni forma di negatività E difatti, in sala è una festa: il ritmo vorticoso della musica si fonde con il sonoro battere le mani degli spettatori, più volte chiamati in causa dal musicista a improvvisare ironici e improbabili duetti.
Con l’ingresso di Peppe Servillo la serata prende un nuovo sapore, una sfumatura più intima e raccolta tipica del tormentoso romanticismo della serenata, cantata in lingua napoletana da una voce calda e vibrata della quale il frontman degli Avion Travel è indiscutibilmente padrone.
Ipnotici i fiati popolari con le loro note orientaleggianti, sapienti gli arpeggi delle chitarre e il ritmo serrato della batteria, il pizzicare grave del contrabbasso e il tamburello che lascia tutti col fiato corto. Così come gli organetti, che conferiscono alla serata il suo tipico sapore di tradizione e allegria.
La richiesta a gran voce del bis da parte del pubblico viene accolta da Ambrogio Sparagna: il musicista attacca così una nuova canzone concludendo la serata in compagnia delle cantanti di Actores Alidos, che con i loro tamburi scandiscono il ritmo degli applausi fino a farne un unico suono.