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“Non donate 1 euro per un mondo migliore”

L’appello di I.N., ex responsabile del COEMM cagliaritano.

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Nasce dalla Sardegna la denuncia ripresa dalle Iene nel servizio “Soldi gratis a tutti” trasmesso il 20 novembre scorso su Italia Uno. La video-inchiesta si è occupata della non meglio definita attività solidale portata avanti ormai da un anno dal COEMM International (Comitato Organizzatore Etico per un Mondo Migliore), “libera associazione no-profit” fondata dall’imprenditore veneto Maurizio Sarlo per favorire l’avvento di “un mondo migliore”.

La segnalazione è partita da I.N. – ex responsabile del COEMM di Cagliari – che ha chiesto riservatezza per questioni di natura giudiziaria. Obiettivo della donna, cercare di convincere chi è ancora associato a chiamarsi fuori e chi è potenzialmente interessato a non entrare nel circuito.

“Sono stata introdotta nel giro da un’amica qualche mese fa, incuriosita dalla filosofia del comitato”, racconta I.N. “A insospettirmi fin da subito è stata la richiesta di una copia del documento di identità a dimensioni reali e scansionata a colori ai fini dell’iscrizione. Una richiesta che – una volta divenuta ‘capitano’ del mio gruppo – sono sempre riuscita a evadere, preoccupata com’ero di tutelare i miei ‘giocatori’”.

Ma come funziona il meccanismo COEMM? “Ogni città – spiega I.N. – fonda uno o più gruppi COEMM che si riuniscono una volta al mese in ‘salotti’ composti da dieci ‘giocatori’ più un ‘capitano’. Nel corso di queste riunioni segretissime ogni giocatore è tenuto a versare 1 euro al capitano, incaricato di trasferire le somme raccolte al Comitato facendole figurare come donazioni. Circostanza che peraltro consente al comitato – in qualità di soggetto giuridico no-profit – di non pagare le tasse sulle cifre incassate. Peccato che tutti questi versamenti vadano poi a confluire su un conto privato che fa capo a una Unicredit di Padova”.

Come impiega (o dovrebbe impiegare) queste somme il Comitato? “In teoria redistribuendole tra gli affiliati in misura di 1.500 euro lordi (1.350 netti) per ognuno”. Un gruzzolo che Sarlo, nelle sue sovraffollate conferenze dal costo di 10 euro a ingresso, ama definire “un diritto di dignità”. E che va speso tassativamente in favore di attività ed esercizi commerciali legati al territorio, evitando come la peste le multinazionali. Circostanza alquanto bizzarra, a parere di I.N.: “Ho chiesto più volte a Sarlo cosa potesse muovere una associazione internazionale a finanziare un’economia locale di natura quasi parastatale. Non ho mai ottenuto risposte”, commenta.

Il rispetto di questa condizione è monitorato attraverso una sorta di “social card” consegnata agli associati e sottoposta a stretto controllo da parte del comitato. Così come sottoposto al controllo del Comitato è il rispetto dell’etica che questo promuove e sponsorizza. Infrangere i principi dettati dal COEMM comporta la perdita dei 1.500 euro. “A controllare che tutti i membri si comportino correttamente – racconta I.N. – sono i capitani, tenuti a riferire ai coordinatori attraverso la chat di Telegram che, a differenza di quella di Whatsapp, non è tracciabile”.

Etica o non etica, ad oggi nessuno dei “seguaci” di Sarlo – che del Comitato è peraltro anche segretario generale – ha ricevuto un solo centesimo di quanto promesso. La motivazione? “Finché non si raggiunge il target di 88.000 associati (attualmente la quota si attesta intorno ai 76.000) le somme non possono essere distribuite. Con questa scusa l’erogazione è stata più e più volte procrastinata durante i mesi passati, e non credo verrà mai realmente effettuata”, sostiene la donna.

Problema, questo, non secondario per chi nell’attesa dei 1.500 euro si è indebitato: disoccupati con problemi economici, anziani facilmente manipolabili, seguaci del “vate” Sarlo insieme ai tanti professionisti, medici, avvocati ammaliati dall’idea di un mondo migliore che forse mai verrà.

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